I Tre Doni di Fetonte
 

Il mito di Fetonte, il dio straordinario che era sceso dal cielo (altro nome attribuibile agli Elohim biblici) per prendere dimora nella Valle di Susa a Nord del Piemonte, rappresenta un riferimento significativo della Scuola di Kemò-vad Sole Nero.
Un evento che si perde nelle origini della storia del pianeta e che si identifica nel mito del Graal (Acronimo di: Gnosis Recepta Ab Antiqua Luce - Conoscenza ricevuta da una antica luce).
È da ritenere comunque che la comparsa di Fetonte sulla Terra non rappresenti solo un mito. Ci sono evidenti certezze della sua apparizione nella storia di questo pianeta. E queste certezze risiedono in precisi elementi che si manifestano con chiarezza e sono ravvisabili nei tre doni morali e di sapienza che avrebbe lasciato all'umanità del tempo della sua comparsa.
Doni che sono stati in seguito recepiti e trasmessi dalla tradizione dell'antico sciamanesimo druidico dei Nativi Europei.
Secondo la tradizione accadeva che i pellegrini, giungendo da ogni parte della Terra, andavano ad incontrare Fetonte nel suo grande cerchio di pietre erette, dove ricevevano i suoi tre preziosi doni:
1. il primo era rappresentato dalla ruota forata, la shahqtmar, quale oggetto di conoscenza destinato alla facoltà di capire la natura del Vuoto. Riconosciuto poi dallo sciamanesimo come lo Sharka, che poteva portare a vera gioia e completezza di vita basata sulla conoscenza del Vuoto (la Natura globale dell'esistenza, lo Shan degli antichi druidi).
2. il secondo era costituito dalla Nah-sinnar, la musica di supporto alla meditazione e risanatrice dell'individuo nel corpo e nella mente, per aiutarlo nella liberazione dalle illusioni. Riconosciuto poi come l'Atabi, che gli dava modo di divenire un libero individuo secondo la reale natura del Vuoto.
3. il terzo era costituito dall'esperienza della Kemò-vad quale elemento di rapporto tangibile con la natura mistica del Vuoto per interpretare e vivere la sua reale armonia in ogni momento della vita dell'individuo. Riconosciuto poi come lo Shali, la condizione di pace e amore tra tutte le specie viventi di Madre Terra.

1. La ruota forata. Essa costituisce l'oggetto di conoscenza che Fetonte avrebbe donato all'umanità del tempo nel momento del suo congedo come prova e ricordo della sua venuta sulla Terra.
Essa propone una filosofia specifica del Vuoto (la Nah-sar) che sebbene concepita non esiste applicata concretamente sul pianeta se non attraverso qualche emulazione storica a posteriori dello sciamanesimo druidico.
Filosofia che è alla base dell'esperienza proposta e vissuta dalla Scuola di Kemò-vad Sole Nero, intesa quale riflesso storico e umano della natura dello Shan.
La ruota forata (la shahqtmar) simboleggia la Natura e l'esperienza interiore vissuta dall'individuo nel corso della sua esistenza e dà origine al simbolo totemico del Tai Shan, il "Libro della Natura" dell'antico druidismo che ancora oggi viene esposto nelle palestre in cui si pratica la Kemò-vad.

La ruota forata manifesta anche la cosmologia druidica dei quattro mondi dello Shan, riferita alla percezione dell'individuo nel suo cammino evolutivo. A partire dall’esterno con cui confina: l'Annwin, la dimensione ignota e primordiale da cui proviene; il corpo della ruota: il Mondo di Abred in cui l'individuo vive dopo la creazione dell'universo a seguito del Big bang; il centro vuoto: il Mondo di Gwenved a cui può accedere dopo la morte; e infine il centro della ruota: l'invisibile presenza di Keugant che rappresenta il mistero della natura del Vuoto sempre presente all'evoluzione e all'esistenza dell'individuo.
Il druidismo ha espresso il simbolismo della ruota forata anche attraverso l'Yggdrasil, l'Albero cosmico della vita che si snoda attraverso i mondi dello Shan: dalle radici dell'oscurità dell'Annwin, lungo il tronco del Mondo di Abred, sino alla parte arborea del fogliame del Mondo di Gwenved illuminata dal Sole eterno dell'OIW, altro nome dell'invisibile centro di Keugant.
Il simbolo della ruota forata si trova riprodotto, con i suoi numerosi nomi, presso tutte le culture antiche e moderne presenti sui continenti dell'intero pianeta lasciando senza spiegazioni gli archeologi del mondo maggioritario che sono avulsi dalla storia effettiva di questo mondo.
Un simbolo che si trova soprattutto diffuso in varie riproduzioni in pietra in tutta la Valle di Susa dove sarebbe avvenuto l'antico evento della venuta di Fetonte.

2. La Nah-sinnar. Essa costituisce una musica particolare connessa alla pratica della meditazione. La Nah-sinnar, definita anche come "musica del Vuoto" è costituita da dodici note, gei fare, utilizzate in moduli realizzati su sequenze dei numeri primi. Una musica che non ha eguali sul pianeta e che è in grado di produrre esperienze notevoli.
La sua sonorità melodica, costruita sui moduli interscambiabili tra di loro a seconda della necessità comunicativa, porta un messaggio armonico e riparatore all'inconscio dell'individuo che l'ascolta producendo effetti di tonificazione e di armonizzazione metabolica con risultati ben lontani dalla ordinaria musicoterapia, producendo tra le cose più evidenti il rilassamento fisico spontaneo e giungendo a svuotare la mente da pensieri e da scomode emozioni.
E i suoi effetti non sono temporanei, apparentemente legati all'esperienza del momento. Secondo la tradizione dell'antico sciamanesimo druidico, il suo ascolto porta ad una armonizzazione irreversibile e permanente della sfera individuale che si protrae nel tempo assicurando all'occasione, o nel bisogno, effetti di supporto all'individuo.
Per chi l'ascolta nell'idonea prassi rimane beneficiato per sempre in una sequenza progressiva di benessere. È sufficiente riattivare la sua azione sull'inconscio con un breve atto di rilassamento volontario di richiamo che si sovrapponga al ricordo dell'esperienza vissuta nell'ascolto.
Questa musica non ha solamente una funzione fisiologica, ma è anche in grado di attivare visioni che si manifestano in produzioni oniriche in grado di far vivere all'individuo improvvise situazioni sconosciute e inimmaginabili. Proprietà specifica che era utilizzata dagli antichi sciamani per attuare una terapeutica psicologica e per sollecitare risposte personali a problemi individuali.
Ma questa particolare musica, venuta dal mito e dallo spazio, è deputata soprattutto per la pratica della meditazione.
Per via della sua capacità di tacitare il corpo e la mente consente all'Io consapevole dell'individuo di emergere, senza ipoteche sensoriali e culturali, nella sua reale natura e quindi di poter realizzare facilmente il Silenzio interiore, quale porta di accesso alle proprietà del Vuoto
La Nah-sinnar può essere eseguita con vari strumenti in grado di esprimere il koran, ovvero la comunicazione mistica che può essere espressa con il fiato, con la voce o con l’espressione creativa dello sciamano che trasmettere il quidan al Profondo dell'individuo:
1. l'inara, la voce
2. lo uzi, il tamburo
3. lo azi, il flauto a cinque fori che si riferiscono ai 5 Nai-tah dell'Yggdrasil e corrispondono a cinque precise note.
4. lo uzara, uno xilofono basato sulle 12 note, gei fare, della Nah-sinnar.

3. La Kemò-vad. Essa costituisce il riferimento di una esperienza di partecipazione alla natura mistica del Vuoto.
Il significato letterale di "Kemò-vad" nell'antica lingua dei Nativi europei manifesta il concetto di "danzare nel vento", di "essere nel vento", oppure di "essere come vento nel vento". Un concetto che vuole definire il vivere nella logica del Vuoto per entrare in sintonia e simbiosi con la sua natura armonica e trascendente e che interpreta il senso ultimo della filosofia proposta dalla Ruota forata.
Il vento era inteso dall'antico sciamanesimo druidico come il simbolo dell'identità segreta e della forza invisibile e immateriale dello Shan, l'arcaico nome con cui il druidismo definiva la Natura nel suo aspetto reale, recepito come evento immateriale che ha dato vita e sostiene l'esistenza dell'universo e quello dell'individuo.
Nella tradizione dello sciamanesimo druidico, l'aria respirata dal nascituro, secondo le caratteristiche portate dai quattro venti presenti al momento, portava a sollecitare quattro tipologie di personalità future dell'individuo. Solo la specifica tendenza innata di respirare l'aria neutra e pura della notte stellata poteva portare l'individuo a uscire dalla prigione caratteriale e giungere a vivere secondo la natura reale dello Shan.
Questo evento rappresentava l'intima caratteristica di ogni sciamano che era in grado di divenire "vento nel vento" come sua vera natura e casa nell'esistenza posta tra la sua identità interiore e la sua capacità creativa esteriore.
Un’esperienza che introduce al concetto dell’ecospiritualità conosciuta e praticata dai Popoli naturali del pianeta che hanno riferimento nel rispetto e nell'armonia della Natura intesa come Madre Terra.
Un modo nuovo di concepire l’esistenza e la propria partecipazione ad essa, stabilito sul rapporto interattivo con tutto quanto ci circonda, dal pianeta a tutte le forme di vita sino al significato mistico che rivela l'esistenza. Una esperienza di vita, nell'essere "vento nel vento", basata sull’armonia interiore dell'individuo realizzata nell'esperienza del Vuoto che viene espressa con la sua personale creatività in maniera altrettanto armonica.

L'esperienza della Kemò-vad è interpretabile attraverso la pratica della meditazione, sia nella sua applicazione in postura dinamica che statica e che risponde all'esperienza vissuta dallo sciamano attraverso il suo personale "viaggio sciamanico".
In questo caso l'attuazione della Kemò-vad viene vissuta attraverso l' "Arte del gesto consapevole". Una esperienza interiore che guida la pratica corporea che porta, se attuata con la corretta prassi, ad assicurare benessere psico-fisico e consentire anche di giungere al Silenzio interiore in cui affacciarsi alla natura reale del Vuoto.
La tecnica dell' "Arte del gesto consapevole" è in grado di risanare il corpo e la mente portando a intuizioni mistiche che nessuna altra disciplina del genere è in grado di ottenere con la rapidità con cui si può realizzare.
Una esperienza interiore che porta palesemente a ritrovare la gioia di vita nella sintonia con tutto ciò che ci circonda realizzando non solo il benessere psicofisico, ma anche l'armonia dell'anima.
Una condizione interiore che può essere interpretata come una conseguente modalità di vita, una "way of life". Una condizione che i druidi della Bretagna definiscono Bien-être: benessere del corpo, della mente e dello spirito.
Nel tempo la Kemò-vad, dall'antico tempo di Fetonte, è giunta nei giorni nostri trasformandosi nelle discipline di cultura orientale dove sarebbe stata portata dagli Ard-rì, gli Allievi di Fetonte, in viaggio sul pianeta per portare ai popoli la buona novella derivata dalla immensa luce che si sarebbe accesa nel continente di occidente.
Esiste in merito una leggenda che ha per oggetto l'origine del Tai Chi: secondo la narrazione tradizionale della Famiglia Chan, quest'ultima ha ricevuto la disciplina da un viaggiatore giunto per l'appunto da Occidente.




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