La Zaibasta, l’antica esperienza
della Palestra di Kemò-vad



 

La Zaibasta

Al tempo dell’Era eroica dello Za-basta i monaci-guerrieri, definiti “Kaua” (praticanti dello Za-basta) e “Kaui” (praticanti della Kemò-vad), si riunivano in comunità denominate “Zaibastu” che potevano essere stanziali, come le grandi fortezze megalitiche che ancora oggi si possono vedere sull'intero pianeta, oppure formazioni itineranti su percorsi continentali. Comunità che si collegavano in ogni caso tra di loro come un solo popolo.
Ciascuna Zaibastu sviluppava al suo interno l’attività della “Zaibasta”, la Palestra esperienziale dei Kaua e dei Kaui, dove venivano apprese le tecniche delle arti marziali.
La Zaibasta rappresentava la dimensione protetta all'interno delle strutture fortificate della Zaibastu in cui poteva avvenire lo sviluppo dell'esperienza personale dei monaci-guerrieri.
La struttura esperienziale della Zaibasta era basata sull’attuazione di tre precise competenze sancite dal “tai-tzan”, il marcatore geografico antropomorfo lasciato sul territorio a riferimento dell’estensione esplorata, rispondente alla dimensione ternaria della sfera individuale del Kaua e del Kaui.
La struttura della Zaibasta era suddivisa in tre parti: a Nord dell'insediamento da campo, o della fortezza, vi era l’area dedicata all’insegnamento delle arti marziali.
Al centro veniva a trovarsi lo spazio dedicato alla pratica collettiva delle arti marziali, dove tutti i membri della Zaibastu potevano venire ad assistere. Una Palestra, un “campo di Marte”, dove i vari partecipanti si intrattenevano a seconda dei loro livelli di esperienza e dei loro compiti. Uno spazio che, nel caso delle comunità stanziali, ospitava spesso la realizzazione di grandi cromlech di pietre erette.
Infine, a sud dell'insediamento della Zaibastu c’era la parte della Zaibasta, o Palestra, dedicata allo specifico insegnamente delle arti terapeutiche.
La Zaibasta, nel suo complessivo organico, rappresentava il cuore della vita della Zaibastu. Era il luogo di incontro di tutti i membri della comunità dove, a seconda delle competenze, si esercitava la pratica delle arti marziali, dove venivano prese decisioni strategiche, dove si festeggiava e si celebravano i vari riti propri della Zaibastu.
 


La Palestra, l’universo vissuto dal Kaui

La Zaibasta è oggi la Palestra di Arte e di vita del Kaui. Essa rappresenta il luogo dove i Kaui, nella loro scelta di vita, realizzano la Via, ovvero concretizzano le tappe proposte dal Sentiero d'Oro.
E’ il luogo dove il Kaui apprende e si esercita nella pratica della Kemò-vad.
All'inizio della sua esperienza, la Palestra si manifesta attraverso l'ambiente ordinario di una palestra ginnica o di uno spazio attrezzato all'aperto. Questo aspetto ginnico-agonistico rappresenta l'approccio propedeutico e ordinario dell’esperienza della Kemò-vad.
In seguito la Zaibasta si rivela con la qualità di Palestra superiore e si manifesta come un luogo simbolico in cui fare esperienza, non più solo nella pratica psicofisica, ma anche nell'attività intellettuale e spirituale. Più avanti ancora nel tempo, la Palestra perde il suo connotato fisico e si rivela infine come il mondo in cui il Kaui è nato e vive, ma a cui questa volta accede con la sua conoscenza acquisita in seno alla Palestra, dove esercita individualmente la sua Arte.
In seno alla Palestra il Kaui inizia un cammino esperienziale che era già iniziato con la sua nascita, ma che ora può condurre in tutta consapevolezza.
L’esperienza della Kemò-vad può rappresentare nell’immediato una pausa di benessere che porta a realizzare un insperato benessere psico-fisico, ma può divenire anche un riferimento per la propria vita sul piano interiore e mistico. L’esperienza della Kemò-vad inizia con la scoperta della sua proposta ginnica, ma presto si rivela come l’interpertazione di una Via interiore che non finisce mai e che si completa e si perfeziona innumerevoli volte. Una via interiore che viene intesa come un sentiero di vita per una continua crescita psicofisica e spirituale.
Entrare nell’esperienza proposta dalla Palestra significa in effetti iniziare un viaggio fantastico, tra il valore morale di antiche tradizioni e la personale meraviglia di chi si incammina verso i segreti dell’universo.
Durante questo viaggio accade anche che non ci si sente più soli nella propria curiosità di apprendere e di crescere fisicamente e moralmente. Spesso in seno alla Palestra si incontrano altre persone che stanno compiendo lo stesso percorso interiore con sincerità e interesse e talvolta si finisce per divenire amici e condividere anche gli eventi della vita ordinaria, fino a scoprire il senso intimo di una fratellanza comune.
Per via delle molteplici modalità esperienziali con cui si esprime l’attività della Palestra, la sua identità si può riassumere, a seconda della tipologia di partecipazione, in tre piani esperienziali di interpretazione da parte del Kaui:
1. la partecipazione alla Palestra d'Arte detta di “nauca” . Essa rappresenta la manifestazione della Palestra nella sua dimensione ordinaria di formazione propedeutica della Kemò-vad
2. la partecipazione alla Palestra Superiore, deputata allo sviluppo dell’esperienza interiore, detta anche di “ratchka”. Essa comporta l’interpretazione della Palestra come una sorta di luogo simbolico, che prende il nome specifico di “Askad”, dove avviene l’approfondimento dell’esperienza della Kemò-vad intesa come di forma di meditazione.
L'Askad rappresenta la Natura ed è in grado di catalizzarne le forze cosmiche attraverso i simboli che lo costituiscono. Natura in cui il Kaui vive e a cui si riferisce, sotto il cielo stellato che sollecita l'attenzione al Mistero. L'Askad è da intendersi anche come la dimensione della Tradizione dell’antico druidismo, vissuta nel suo aspetto mistico dell'Iniziazione
3. infine, la partecipazione alla Palestra della vita reale, rappresentata dall’esistenza tutta, così com’è vissuta dal Kaui nella Natura e nelle vicende del mondo in cui si trova a vivere, esercitando l’esperienza appresa nella Palestra stessa.

 


Il ruolo del Gopa

Nell’attività della Palestra della Kemò-vad, un ruolo importante e insostituibile è quello rappresentato dal Gopa, il Maestro che ne coordina l’attività e provvede all'insegnamento della Kemò-vad e delle arti marziali complementari.
Il Gopa è lo Sciamano, colui che è in cammino sulla Via per la sua ricerca personale di esperienza e che è in grado di mostrarla al Kaui. Il suo insegnamento si identifica nella pratica, nell’esempio e nell’invito a vivere il Sentiero d'Oro, aiutando e sostenendo il Kaui nell'attuazione delle tappe del suo percorso.
Il Gopa all’interno della Palestra riveste un particolare ruolo che integra la sua esperienza personale in una serie di responsabilità sulle quali si regge l’esperienza della stessa Palestra.
Egli rappresenta innanzitutto una guida alla pratica della Kemò-vad essendo più esperto per conoscenze tradizionali e anzianità di pratica. Non va dimenticato che la sua guida non è supportata dal ruolo del suo incarico. Non vuole essere il migliore, vuole solamente mostrare la Via ai Kaui basandosi sulla sua esperienza acquisita. Per questo motivo deve essergli data fiducia e rispetto, quanto basta per poter apprendere serenamente i segreti della pratica della Kemò-vad.
Del resto lui stesso si prende carico dell’esperienza realizzata dai suoi allievi, disinteressatamente, senza chiedere nulla in cambio. La fiducia e il rispetto che gli vengono accordati gli consentono di giudicare con imparzialità l’esperienza realizzata da ogni allievo e i loro conseguenti problemi, senza che venga suscitato alcun malanimo. Atteggiamento in tal caso controproducente poiché allontana ogni Kaui dalla possibilità di correggere con lucidità i propri errori. Per cui spesso il Gopa si mostra gentile con i principianti, ma è necessariamente intransigente con chi ottiene progressi per poterlo aiutare a migliorarsi.
Egli ha fiducia in ciò che conosce e ha già sperimentato ed è sempre disponibile ad imparare ancora, oltre quanto può conoscere, come un eterno allievo della Natura. La sua disponilità è anche per i suoi allievi in ogni momento del suo tempo, sempre pronto a dare consigli a chi lo cerca per qualsiasi questione. Per questo mostra di saper ascoltare sia in veste di esperto della partica di Kemò-vad che di amico.
E’ suo compito vigilare che per la buona conduzione dei lavori della Palestra venga osservata da ciascun Kaui la Adinah, la pratica armonica della Kemò-vad costituita dalla pratica del Silenzio e dal rispetto del Tai Shan, nell’applicazione coerente dell’insegnamento con lo spirito della Tradizione e delle sue prassi.
Il suo riferimento morale con cui sovraintende all’attività della Palestra risiede nei principi della tradizione druidica manifestati dai tre “raggi solari” che illuminano l’albero cosmico dell’Yggdrasil: “Shali”, ovvero Pace e Fratellanza, “Atabi”, ovvero di Libertà per l’individuo, e “Sharka”, ovvero la gioia di vita che nasce dalla conoscenza.
Il Gopa non si impone mai, ma sollecita la pratica della Via, costituendo lui stesso un esempio della sua applicazione, senza mai nulla chiedere in cambio. Il suo riferimento è il Tai Shan che è sempre rappresentato nella dimensione della Palestra.
Per tale motivo egli rappresenta il riferimento morale e didattico per gli Allievi della Palestra. Ruolo esperienziale che si estende spontaneamente a quello di essere anche un riferimento eventuale nella vita quotidiana.
Nel suo compito, nei lavori e nelle competenze della Palestra, il Gopa si avvale dell’aiuto degli altri Maestri anziani, i Puna, e dei Sadi, gli Allievi che hanno dimostrato di praticare idoneamente l’Adinah.
Il Gopa, per guidare e sostenere gli Allievi nel loro lavoro di Palestra, provvede all'applicazione dei quattro "strumenti magisteriali" previsti dalla tradizione: l'Aitai, con cui guida l'Allievo all'esperienza della Kemò-vad; l'Hasba, l’incontro collettivo con gli Allievi per dissertare sui vari temi dell'insegnamento; il Sannah, il momento di confronto personale con ciascun Allievo, e lo Tza-man, l’atto di valutazione generale dello stato dell'esperienza che è manifestata dall'Allievo sulla base della didattica della Kemò-vad. Elemento, quest’ultimo, di condivisione tra la prassi magisteriale del Gopa e la percezione che l’Allievo può avere della propria esperienza e che egli può utilizzare per migliorarsi.

 


Le “Sharra” colorate dei Livelli di esperienza

L’esperienza che viene realizzata e vissuta all’interno dell’attività della Palestra si riferisce al simbolismo dell’Yggdrasil, l’Albero cosmico della Vita dell’antico sciamanesimo druidico.
Un albero vitale che secondo il simbolismo druidico affonda le sue radici nel mondo oscuro della Terra, l'Annwin, dominato dalle buie forze telluriche e sede di creature elementari, per transitare nel “mondo di mezzo”, il Mondo di Abred, sino a raggiungere con le sue fronde il Cielo, il Mondo di Gwenved, in cui le distende per raccogliere il nutrimento irraggiante del Sole, visto come la Causa Prima del Tutto.
Così come nell’antico simbolismo dell’Yggdrasil, la vita dell’individuo è vista come segnata da precise tappe, i Nai-tah posti sul tronco dell’Albero cosmico, che corrispondono all’acquisizione di precisi stati di benessere psico-fisico e di proprietà interiori identificabili in stati percettivi di coscienza superiore.
Per l’antico drudismo ogni individuo interpreta l’archetipo evolutivo dell’Yggdrasil. Per attuare la sua risalita evolutiva lungo l’infinito tronco arboreo, può avvalersi della “Korà”, una forma di energia personale disponibile fin dalla nascita, che può essere utilizzata per migliorare se stesso e consentire una personale e progressiva evoluzione spirituale. Questa sua possibilità lo porta a raggiungere e a vivere progressivamente le potenzialità di ciascuno dei Nai-tah, sino a raggiungere il benessere e la conoscenza a cui può arrivare come suo completamento individuale.
La Palestra, dal canto suo, riflette nella sua attività l’archetipo evolutivo dell’Yggdrasil manifestando il cammino esperienziale che il Kaui può intraprendere a seconda del proprio bisogno personale.
In questo caso le tappe esperienziali raggiunte da ciascun Kaui nella pratica della Kemò-vad sono riconosciute dalla qualifica dei “Nai”, i livelli di esperienza che corrispondono alle tappe esperienziali dei Nai-tah, ravvisabili nel simbolismo dell’Yggdrasil.
Nell’attività della Palestra i Nai rappresentano i gradi conquistati nell’applicazione dell’Adinah, ovvero nell’esecuzione corretta della Paità, nella pratica armonica della Kemò-vad nel rispetto del Tai Shan e nell’applicazione coerente delle prassi della stessa Palestra.
In sede della specifica cerimonia della “Shadi Hnata”, la Cerimonia del Conferimento, i Kaui ricevono le Sharra, una sorta di sciarpe colorate, che sanciscono e manifestano attraverso il loro colore le competenze esperienziali raggiunte.
Le Sharra di colore arancio sono attribuite come attestato di frequenza a quanti hanno concluso i corsi di base di Kemò-vad, quelle di colore giallo a quanti hanno intrapreso la “Hasba-au-ratchka”, esperienza che porta ad una conoscenza più approfondita della Kemò-vad e che dà accesso alla partecipazione dell’attività della Palestra Superiore.
A quanti partecipano a quest’ultima competenza della Palestra viene quindi attribuita la Sharra di colore verde, e così via per gli altri livelli restanti con diversi colori a seconda del Nai a cui si riferiscono.

 


La Palestra e l’Adinah

La Palestra, o Zaibasta, può essere identificata in un qualsiasi luogo, in uno spazio all’aperto oppure in un ambiente chiuso o in qualsiasi altro posto che possa essere deputato allo scopo, secondo l’utilizzo della Scuola di Kemò-vad . La Palestra è una dimensione che viene attivata nel riconoscimento della sua funzione. Una dimensione che riveste un valore di sacro e che pertanto va rispettata come luogo sacro.
La Zaibasta rappresenta l’ambito esperienziale dove viene attuata la pratica della Kemò-vad. E’ contemporaneamente un luogo dove si pratica la Kemò-vad, una esperienza di meditazione, una dimensione di incontro con l'antica tradizione del Graal, una occasione per incontrarsi e fare amicizia con altri che seguono lo stesso percorso di esperienza interiore. E’ in sostanza il simbolo concreto e globale della Via interpretata dal Kaui, di cui lui stesso fa parte con la sua partecipazione.
Per questo motivo la Palestra non può essere considerata solamente come uno spazio di pratica ginnica o di arte marziale, ma deve essere intesa anche come l’immagine di un atteggiamento interiore che emerge dalla risultante esperienziale di tutti coloro che vi partecipano.
Il Kaui deve quindi necessariamente stabilire un legame interiore consapevole tra sé e la dimensione della Palestra, poiché lui stesso è parte della Palestra e trae giovamento dall’armonia e dalla funzionalità che essa esprime.
Grazie alle qualità morali sviluppate nel contesto della Palestra diviene auspicabile che il Kaui instauri con essa un legame sincero di partecipazione e di identità personale che gli consenta di migliorare l’esperienza del suo percorso sulla Via, giungendo a nobilitare la dimensione in cui egli sviluppa la sua arte.
Per tale motivo in seno alla Palestra esistono delle regole da osservare, contenute nell’Adinah, che vanno rispettate da tutti i partecipanti, poiché solo il loro rispetto può dare corpo alla natura e alla funzionalità esperienziale della Palestra stessa. Nella dimensione umana, quando viene a crearsi una qualsiasi struttura sociale, tutto è basato sulla comune intesa dei partecipanti, che necessita di prassi che diano sostanza alla virtualità della stessa struttura. Senza questa coerenza non può esistere alcuna organizzazione, non ci può essere alcun riferimento culturale e non ci può essere alcuna forma di apprendimento e di trasmissione di esperienza.
Quando le regole di un gruppo vengono meno, non esistono più le prassi in cui il gruppo identifica la sua identità. Quando viene meno l’Adinah, inevitabilmente viene meno anche la concretezza della Palestra.
La Palestra è l’equivalente di un modello di società , con precise regole da rispettare, poichè danno sostegno alla sua esistenza. Gli esempi della pratica dell’Adinah possono essere molti e basati spesso sul buon senso e sull’amore che i Kaui hanno sviluppato per la stessa Palestra.
Prima di iniziare l’attività della Palestra tutti i Kaui indossano necessariamente la “girra”. In questo modo essi mostrano di entrare simbolicamente in una dimensione di armonia e fratellanza, propria della filosofia della Natura. La loro condizione sociale, di età e di distinzione professionale viene lasciata negli spogliatoi del vestibolo, quali simboli di una qualità di vita ordinaria e secolare che non ha nulla a che vedere con l’esperienza della Kemò-vad e della grandezza mistica del trascendente. Rimangono solamente i colori della rispettive Sharra a distinguere le qualità interiori di ciascun Kaui, che non possono altrimenti essere condivise tra tutti essendo qualità esperienziali.
Solo dopo che il Gopa e i Kaui si sono scambiati il saluto attraverso il reciproco No-tah i lavori della Palestra possono incominciare. Lo stesso saluto viene quindi ripetuto alla chiusura.
Il No-tah rappresenta un antico segno mistico di potere interiore, eseguito con una gestualità a mani giunte e sovrapposte, che manifesta il simbolismo dell’armonia realizzata dal Kaui e che lo pone in sintonia con la qualità invisibile e immateriale della Natura.
Proseguendo sull’Adinah da praticare nella Palestra si può ancora aggiungere che tutte le incombenze relative al mantenimento e alla tutela della stessa Palestra devono essere equamente distribuite tra tutti a seconda delle proprie capacità e della spontanea disponibilità. Il Kaui si trova in tal modo a vivere la sua resposabilità di partecipante ai lavori della Palestra con equa disponibilità e maturità, come ad esempio evitare di sporcare l’ambiente, non produrre schiamazzi, comportarsi educatamente, evitare ogni possibile conflittualità con gli altri allievi.
Secondo la tradizione druidica, ogni Kaui che entra nel luogo sacro della Palestra deve lasciarsi alle spalle tutti i problemi del vissuto quotidiano, purificarsi la mente e concentrarsi sulla pratica della Kemò-vad per superare i propri limiti e le proprie insicurezze, in un costante confronto con se stesso.

 


La Palestra e la guida morale del Tai Shan

La Kemò-vad è un’esperienza di benessere e di partecipazione all’armonia della natura reale dell’esistenza. Questa esperienza si identifica in una filosofia naturale che rappresenta i termini entro i quali la Kemò-vad opera e trova la sua identità nell’esperienza della Palestra.
Per ricordare a tutti i Kaui il profondo significato esperienziale e mistico rappresentato dalla Palestra e invitarli costantemente all’osservanza dell’Adinah è tradizione che venga appeso al suo interno il simbolo arcaico del “Tai Shan”.
Esso rappresenta l’archetipo esperienziale che, secondo la tradizione dell’antico druidismo, è manifestato dalla Natura che coinvolge ciascun individuo che di fatto si trova a vivere e a partecipare ad essa dalla propria nascita. Un manifesto di valore mistico e di invito all’evoluzione interiore che risponde al simbolismo dell’Albero comsico dell’Yggdrasil.
Il Tai Shan ha lo scopo di portare, con la sua presenza, l’attenzione di tutti i Kaui a sacralizzare lo spazio deputato al lavoro della Palestra. Vuole ricordare che essa rappresenta la dimensione che loro stessi stanno utilizzando allo scopo di migliorarsi fisicamente e interiorarmente nel riferimento alla Tradizione dell’antico druidismo dei Nativi europei, iniziatrice e promotrice dell’esperienza della Kemò-vad.
Il Tai Shan, definito letterealmente come il “Libro della Natura”, manifesta una filosofia di vita riferita alla via spontanea proposta dalla Natura. Il suo postulato non è una idealizzazione concettuale dell'esistenza che può essere scaturita dalla speculazione del pensiero di qualche filosofo, ma rappresenta un atto di constatazione pragmatica dei fenomeni dell'esistenza e di come l'individuo può interagire con questi stessi in maniera funzionale al fine di realizzare benessere e conoscenza.
Una filosofia naturale che si esprime in un postulato semplice ma sostanziale che l’antico sciamanesimo druidico riassume in quattro precisi punti di riferimento filosofico. Punti che costituiscono la struttura archetipale del Tai Shan. I punti del suo postulato sono semplici, chiari e non lasciano spazio ad alcuna controversia di parte.
Il simbolo del Tai Shan che viene appeso all’interno della Palestra è costituito da quattro assicelle orizzontali, dette “bana”, tenute distanziate da tre brevi tratti, detti “lod”, fatti di cordicella. Ognuna delle assicelle è decorata da due draghi posti alle due estremità dell’assicella, di colori contrapposti, oppure in posizione chiusa o aperta dei due draghi. Al centro di ciascuna assicella, in sequenza verticale, sono posti i simboli dei quattro gioielli che rappresentano i capitoli dell’Hatmar, il libro degli archetipi esperienziali della “ruota degli Hat” rappresentata dalla grande ruota d’oro forata che Fetonte ha donato all’umanità al momento del suo congedo dal nostro mondo.
Il Tai Shan, messo in evidenza sulla parete della Palestra, ha così la funzione di rappresentare per tutti i suoi partecipanti:
1. un riferimento filosofico di conoscenza riferibile all’esperienza della Natura
2. una via introspettiva per il Kaui da percorrere per realizzare la propria qualità di vita basata sull’Armonia e sulla Conoscenza
3) la Via del Sentiero d’Oro, il percorso realizzativo del meditante e della stessa Palestra, riferito al simbolismo dell’Yggdrasil, l’Albero cosmico della Vita.
Il Tai Shan rappresenta un antico simbolo di armonia e di potere dello spirito che è in grado di risvegliare in ogni Kaui l’archetipo delle forze della Natura. Quelle forze rappresentate dal vento con cui il Kaui entra in sintonia attraverso la propria danza cosmica per realizzare e vivere il suo benessere e la conoscenza interiore.
Il Tai Shan testimonia con la sua presenza la natura intima della Palestra, accogliendo i Kaui nella dimensione mistica dell’esistenza che trascende il tempo e lo spazio.
Di fronte al significato simbolico del Tai Shan ciascun Kaui e Gopa, al momento del loro ingresso nella Palestra e al momento dell’uscita, dedicano il loro personale No-tah mostrando così il rispetto all’insegnamento del Tai Shan e per trarre forza e buon auspicio dalla Natura che esso rappresenta.
Il No-tah eseguito entrando ed uscendo dalla Palestra è un modo per portare rispetto alla sacralità del luogo e a tutti gli altri Kaui che vi partecipano e che operano per il suo mantenimento.




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