Festa di Samain

2 novembre 2013

Il falò lentamente si spegne, le fiamme, che si erano innalzate verso la volta celeste, illuminando la piazzetta di Dreamland, lasciano che la luce e il calore si quietino e si spengano, ridonando alla notte l’oscurità che le spetta. Con un’ultima fiammata si è spento l’anno vecchio e le ceneri diventano la base per quello nuovo; Samain è, secondo l’interpretazione storica più recente, il capodanno celtico, il termine di un ciclo e l’inizio di un altro.

Il Falò di Samain nella piazzetta di Dreamland

Mentre le fiamme crepitano in un ultimo saluto e le ombre si allungano, torna la notte del 31 ottobre 2013, una notte che è stata vissuta, nella stessa data, da molti anni a questa parte, poiché affonda le sue radici nel passato e nella tradizione. Quella tradizione riportata in vita ogni anno dai Gopa Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero, appartenente anche al patrimonio culturale delle valli piemontesi sin dai tempi antichi. È stata, infatti, il Gopa Rosalba a condurre i presenti al cerchio di pietre del Dreamland dove si è svolta una notte unica, che come ogni anno, sotto gli occhi stupiti di chi assiste, ripete quello che gli uomini chiamerebbero un rito. In queste ore prima dell’alba, la porta tra i mondi si apre, e ciò che è velato al mondo dei vivi, si mostra. In queste giovani ore notturne con la luce delle torce a illuminare la via, il cerchio di pietre del Dreamland è abitato, non solo dai vivi, ma da altre presenze che in questa notte possono svelarsi agli occhi del mondo mortale. Proprio a esse sono dedicati sia i lumini sia i doni portati dai partecipanti al cerchio affinché vengano protetti e pensati dagli esseri dell’aldilà, sia i piatti colmi di cibo e i calici di vino. Dopo che i presenti si sono posizionati in cerchio, Rosalba li ha invitati a raccogliersi in un momento di silenzio interiore per tacitare la mente e percepire ciò che stava loro intorno anche se invisibile agli occhi; creando così un momento di profonda intimità che accomuna tutti i partecipanti. E mentre dal centro del cerchio s’irradia il bagliore dei lumini portati dai presenti, la volta del cielo s’illumina delle sue luci più naturali e suggestive: le stelle.

Il LabGraal presenta il concerto di Samain

Una serata che doveva prospettarsi nuvolosa è stata così rischiarata da quelle luci lontane che hanno riempito gli occhi dei presenti, mostrando i misteri dell’invisibile; mentre la mente si sofferma ad ascoltare la musica prodotta dalla cornamusa di Luca Colarelli, gli occhi sono liberi di vedere ciò che il cervello razionale esclude dal suo campo visivo.

La notte continua a scorrere e, accompagnati dalla musica, i presenti ritornano al salone delle feste, dove poco prima si è tenuto il concerto dei LabGraal. La festa, iniziata alle ore dieci è stata infatti animata, prima da un buffet vegetariano, poi dal concerto dei LabGraal con diversi pezzi inediti che hanno condotto i presenti in un’atmosfera diversa e, come sempre, i cinque musicisti sono riusciti a toccare le corde che fanno vibrare gli animi degli spettatori che li ascoltavano rapiti, per poi seguire il gruppo di balli Triskel in danze celtiche.

Alcuni momenti della festa

Mentre all’interno del salone fervono le danze, all’esterno alcuni volontari di SOS Gaia, associazione animalista, si riscaldano intorno al fuoco adibito a cuocere le castagne, vendute ai presenti per ricavare il denaro per aiutare le sfortunate creature di cui l’associazione si occupa. La festa, che all’inizio poteva ricordare con le sue decorazioni e con i presenti in maschera una comune festa di Halloween, con l’avanzare della sera torna al suo antico significato di Samain.

Una festa e una celebrazione, il divertimento che si unisce all’aspetto mistico, una notte diversa e, mentre le ultime fiamme si spengono e il profumo di castagne si diffonde nell’aria, nel guardare il cielo stellato si comprende una cosa: quelli che noi consideriamo vivi non sono gli unici a vedere questo cielo, altri lo vedono e, anche se non sono visibili tutti i giorni all’uomo, esistono.

Ecco ciò che mostra la notte di Samain dall’alba dei tempi.

Alice Fardin







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