Escursione al sito megalitico di Cantoira
9 dicembre 2013
L'8 dicembre, il Gopa Rosalba Nattero ha organizzato per gli allievi della scuola di Kemò-vad Sole Nero un'escursione nella zona di Cantoira, con lo scopo di far conoscere una zona ricca di tracce di antiche culture e, allo stesso tempo, di dare la possibilità di meditare immersi nella natura.
I partecipanti si sono ritrovati presso la sede di Dreamland nel primo pomeriggio e, una volta divisi i posti in auto, sono partiti dirigendosi subito verso la meta; diversamente dal solito non sono state fatte soste durante il tragitto perché era fondamentale arrivare a destinazione quanto prima, considerando l’ora in cui il sole tramonta in inverno. Una volta parcheggiate le auto e indossati gli scarponcini, in poco tempo, si è raggiunta la radura prescelta. Nonostante la vicinanza alla strada si è rivelata subito il posto giusto: il silenzio, la pace e la calma che si percepivano erano sicuramente un’ottima base per la meditazione. Considerando l'ora ormai tarda si è deciso subito di praticare la sessione di Kemò-vad e rimandare l'esplorazione delle zone circostanti. Indossata la girra, operazione fondamentale per prepararsi e predisporsi alla pratica della Kemò-vad, i meditanti si sono disposti in cerchio e, con la guida del Gopa Rosalba, sono stati eseguiti alcuni esercizi preparatori, subito seguiti dalla meditazione statica con il No-tah e dalla meditazione dinamica con la Paità.
Meditare con la natura intorno è sempre emozionate e, sono stati numerosi i partecipanti che hanno tratto dalla Kemò-vad non solo giovamento fisico e psichico ma anche veri e propri effetti immediati sul corpo, come la sparizione del disagio dovuto al freddo e il ritorno delle mani calde nonostante la temperatura esterna.
Una volta ripresi i panni degli escursionisti ci si è recati nelle vicinanze per visitare un vecchio borgo costituito da alcune case ormai abbandonate, ma ugualmente interessanti ai nostri occhi, soprattutto perché il luogo è ricco di leggende e storie tradizionali. Inevitabile cercare di immaginare come doveva essere la vita in quel borgo quando ancora le montagne erano abitate... E probabilmente pensieri come questo, uniti alla curiosità, hanno spinto alcuni ad entrare nelle case in rovina con le porte aperte e a guardarsi in giro alla ricerca di tracce, magari recenti, della presenza di autoctoni in visita in questo luogo così speciale e vivo, nonostante l’evidente abbandono.
In poco tempo sono stati individuati due punti degni di interesse: un muretto e una ghiacciaia. Nel muretto era presente, in mezzo alle pietre, una vasca chiaramente di fattura umana, ben nascosta agli occhi meno attenti. Proprio in quel punto il muretto diventava più spesso, ed ecco la scoperta forse più emozionante: una nicchia in cui erano custodite una vecchia ampolla di vetro e una ciotola. Misterioso rimane il loro utilizzo, ma sicuramente non erano oggetti abbandonati, anzi erano riposti con cura in una nicchia accuratamente nascosta con delle pietre. La ghiacciaia, posta davanti al muretto alla base di una costruzione in pietra, apparentemente non nascondeva nessun mistero: una saletta a cupola, con una cassa contenente vecchie posate. Invece un occhio più attento, aiutato da una fonte di luce, ha evidenziato sul soffitto e sulle pareti laterali la presenza di quello che appare come una decorazione incisa sul cemento fresco. Rimane il dubbio su cosa siano quei segni e sul loro significato, sebbene un'analisi più "scettica" abbia giudicato quei segni solo come la normale conseguenza dell'aver usato delle foglie come superficie di contenimento per il cemento.
D’obbligo una visita veloce alla fonte sacra e al Dolmen presenti nella zona. La fonte, a cui la leggenda attribuisce proprietà benefiche e non solo, ha dispensato ai partecipanti acqua fresca in quanto risultava libera dal ghiaccio, a differenza della zona circostante che pareva aver subito maggiormente il freddo di quei giorni. Il Dolmen stupisce sempre per le sue dimensioni e la sua bellezza. Ormai riconosciuto come “originale” rimane comunque poco pubblicizzato e conseguentemente viene riconosciuto solo dai locali. Tracce di passaggio erano infatti presenti nei suoi pressi, come a dimostrare visite anche recenti, nonostante l’inverno e le basse temperature. Per fortuna le antiche tradizioni continuano a rimanere vive e mantengono in buono stato di conservazione i luoghi che le contraddistinguono.
A ricompensare i partecipanti del freddo, quando ormai il buio ha impedito di continuare l'esplorazione della zona, è stata la fermata al bar di Cantoria dove hanno gustato cioccolate calde e altre prelibatezze che hanno solo anticipato l'ormai tradizionale buffet vegetariano che si è tenuto presso la sede di Dreamland. Inutile dire che ci si è ripromessi di tornare nella zona per continuare l’esplorazione e per godere nuovamente della magica atmosfera che la contraddistingue.
Dhebora Ruzza